“Che domanda sciocca tesoro, certo che mi manca.”
“Cosa ti manca di piú di lui?”
“I baci, la sua risata, le litigate…”
“Le litigate?”
“Si, sopratutto le litigate.”
“E perchè?”
“Perchè vedi tesoro, quando ti manca una persona, ti mancano i suoi pregi e i suoi difetti. Tuo nonno mi manca, nel vero senso della parola. Mancare. Non si poteva utilizzare un termine più adatto.”
“Spiegati meglio.”
“Hai presente la sensazione che provi quando perdi un autobus? Quando arrivi troppo tardi ad un appuntamento? Quando devi buttare il tuo vestito preferito? Quando litighi con una persona speciale?”
“Si.”
“Ecco, unisci questi sentimenti.”
“Tu provi questo?”
“Ogni giorno.”
“E come fai a sopravvivere, con questo vuoto dentro?”
“E’ facile, basta pensare che lui sia qui con me.”
“In che senso?”
“Ad esempio, quando la casa e’ troppo silenziosa, mi immagino la risata di tuo nonno che rimbomba per le stanze. Mi siedo sul divano, osservo la poltrona dove si siedeva, e cerco di immaginarlo mentre guarda la televisione, o mentre ascolta la sua canzone preferita: ‘Volare’. Dovevi vederlo. Appena metteva su il disco, si alzava di scatto e si inginocchiava di fronte a me. ‘Vieni a volare con me?’ e i suoi occhi si illuminavano di gioia. Mi posava delicatamente la mano sui fianchi, avvicinava la sua bocca al mio orecchio e mi sussurrava: ‘sei la mia canzone preferita.’
Lo amavo, sempre. Anche quando mi urlava che voleva andare via da questa casa, anche quando mi faceva piangere. Il suo profumo di fumo mischiato al gelsomino; il suo carattere dolce e scorbutico; i suoi occhi marroncino che ti ricordavano l’autunno; non c’e’ una cosa che non mi manchi.”
“Anche a me manca molto.”
“Fai come me “
“Non ne sono capace.”
“Ma tesoro, è così semplice! Basta chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare; chiudi gli occhi.”
“Fatto.”
“Ora pensa a qualche suo ricordo bello.”
“Sì.”
“Apri gli occhi.”
…
“Lo vedi?”
“Lo vedo, ti sta tenendo la mano.”
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